DIRITTO ALLO STUDIO – BORSA DI STUDIO UNIVERSITARIA A STUDENTI PENDOLARI – EROGAZIONE SERVIZIO MENSA

A cura dell’Avv. Stefano Di Matteo.

 

Il diritto allo studio così come concepito in Italia è un diritto soggettivo che viene enunciato nell'art. 34, comma 3 e 4 , della Costituzione Italiana.

Il dettato della norma: “(…) I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso” afferma il dovere della Repubblica a rendere effettivo questo diritto.

Negli anni si sono succedute numerose normative sia a livello internazionale, europeo, italiano e regionale al fine di armonizzare le procedure per permettere ai soggetti identificati dalla già menzionata norma costituzionale di accedere ai medesimi diritti di chi risultava essere favorito a livello economico.

Anche la Regione del Veneto annualmente propone, a seguito di Deliberazione della Giunta Regionale, i criteri e le modalità di accesso alle borse di studio 2020-2021 (si allega il testo della deliberazione, pubblicata nel Bur n. 110 del 24/07/2020).

L’elargizione della borsa di studio concerne sia una somma in denaro che in servizi di alloggio e ristorazione/mensa.

In particolare, ciò che ci impegna è la questione relativa al servizio ristorazione erogato in borsa di studio universitaria agli studenti cd. “pendolari”.

Con la proclamazione dello stato di emergenza a livello nazionale a causa dell’agente patogeno Covid-19 vi è stato un susseguirsi di D.P.C.M. statali e ordinanze regionali.

La Regione del Veneto ha provveduto a limitare fortemente la libertà di circolazione dei cittadini al fine di contenere i contagi ed ha sensibilizzato le istituzioni regionali a provvedere anche attraverso contenimenti sostenibili delle proprie attività.

La maggior parte delle università ha deciso di sviluppare la didattica a distanza, di fatto, bloccando in toto, i corsi in presenza successivi al primo anno accademico, sia per le lauree triennali che magistrali.

Quanto detto ha fortunatamente limitato gli spostamenti, già ridotti, verso gli atenei veneti, contenendo sia la diffusione del virus ma ha anche producendo chiare lesioni del diritto, costituzionalmente garantito, allo studio.

Tralasciando i vari aspetti puramente connessi al diritto ad accedere alle modalità di didattica a distanza che hanno visto produrre bandi ad hoc per dotare gli studenti in particolari condizioni di disagio del mezzo informatico e della linea internet, qui ci si è concentrati sui percettori (e soprattutto percettrici) di borsa di studio.

Il fondamento regionale a tale diritto è basato, per le linee applicative sulla "Deliberazione della Giunta Regionale n. 998 del 21 luglio 2020", che prevede che la borsa di studio, ottenuta in base ai requisiti previsti dalla normativa vigente, sia erogata "(…) Ai sensi dell’articolo 9, comma 5, del D.P.C.M. 09/04/2001 ed in virtù dell’accordo stipulato tra la Regione e le rappresentanze elettive degli studenti in data 05/10/2001, qualora la Regione, tramite gli ESU, sia in grado di assicurare il servizio abitativo e/o di ristorazione con un'adeguata fruibilità rispetto alla sede del corso di studi, la borsa di studio verrà erogata agli studenti in parte in denaro ed in parte in servizi (…)".

La borsa di studio per gli studenti definiti pendolari è quindi erogata in parte mediante una somma accreditata sul conto corrente degli stessi ed in € 400,00 in servizi per un pasto giornaliero presso i ristoranti convenzionati.

E', quindi, tale somma, a tutti gli effetti, parte della borsa di studio riconosciuta a detti soggetti.

Ebbene, con l’organizzazione della didattica a distanza, dall’anno successivo al primo, gli ESU hanno applicato alla lettera l’estratto appena pubblicato erogando la borsa di studio in parte mediante l’accredito sul conto corrente dei vincitori di una somma di denaro, in parte mediante servizi.

Il servizio, del quale si contesta palesemente la reale erogazione, è quello connesso alla ristorazione/pasto.

Non essendovi lezioni in presenza presso l’ateneo, perché disattivate, non vi può essere nemmeno l’erogazione del servizio mensa. Viene quindi a crollare la possibilità per questa nutrita categoria di studenti di usufruire di un servizio, la ristorazione, che, per coloro che sono stati riconosciuti pendolari, è erogata solo se si recano a seguire le lezioni: un pendolare, in re ipsa, è colui che si reca in ateneo solo per attendere alle lezioni o studiare e solo in quel caso può ottenere la prestazione sponsorizzata dalla Regione del Veneto mediante l'elargizione in servizio della borsa di studio.

Va, inoltre, considerato il fatto, poi, che la platea degli idonei alla borsa di studio 2020- 2021, è per la maggior parte composta da studentesse, spesso lontane da casa e che vivono in comuni diversi da quelli dove potrebbero essere erogati i pasti dalle mense convenzionate.

Essendo numerosi gli studenti che informano di questa situazione sui generis (da pendolare non si erogano le lezioni in presenza e quindi, non recandosi all'università non posso sfruttare parte della borsa di studio riconosciuta), si è ritenuto opportuno dare impulso ad un’attività di coordinamento con il competente ufficio regionale al fine di offrire adeguata risposta ad una questione di assoluto rilievo, in quanto lesiva del diritto allo studio.

Nel caso vi fossero sviluppi o chiarimenti si provvederà a pubblicarne l’estratto all’interno dell’area blog del sito dello studio.

 

 

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